Che cos'è l'abuso sessuale sui minori?

Cos’è l’abuso sessuale sui minori

L’abuso sessuale è il coinvolgimento di un minore in attività erotiche, anche senza violenza esplicita, da parte di un adulto che di solito è una figura di riferimento per il bambino/a, sia esso nell’ambito strettamente familiare, sia nell’ambito delle relazioni extra familiari (luoghi di aggregazione, attività sportive, scuola).
L’abuso sessuale non può essere definito come un male moderno, anche se solo negli ultimi anni si è cercato di imprimere una sorta di forza dal punto di vista giuridico-legislativo. Già nel 1962 uno dei primi studiosi ad occuparsi degli abusi sui bambini è stato il pediatra nordamericano H. Kempe, che si è soffermato non solo su abusi sessuali o sfruttamento lavorativo, ma anche sul maltrattamento psicologico, l’incuria, l’abbandono, la trascuratezza alimentare, scolastica e sanitaria e l’abuso sessuale nei casi di pedofilia, pornografia, atti di libidine, prostituzione, rapporti sessuali devianti.
Negli ultimi anni, soprattutto nelle società maggiormente progredite, si va affermando una presa di coscienza su tale fenomeno, una sorta di consapevolezza collettiva dell’esistenza di abusi sessuali sui minori e del loro coinvolgimento psicologico ed emotivo, nonostante ancora oggi vi sia molta reticenza e omertà, in particolare nell’ambito delle famiglie che, per una sorta di pudore, non denunciano tali violenze.

Testimonianza e monito attraverso il libro di Dora Buonfino

Dora Buonfino, attraverso il suo romanzo Le mie pagliuzze per i tipi di LeParche Edizioni, racconta di come ci si possa riscoprire fragili, vulnerabili, soli, quando si è stati costretti a costruire la propria identità inseguiti da un orco che prova a distruggerne le fondamenta. Di come ci si possa persino rivestire con i sensi di colpa, aggiungendo un’altra tassa al conto già salato dell'innocenza violata. Di come si possa sopravvivere alla sensazione di essere costantemente in bilico su una fune sottile, sprovvisto di una barra che aiuti a mantenere l'equilibrio. Di come la violenza, soprattutto se perpetrata da chi invece dovrebbe dispensare amore a piene mani, possa causare un dolore talmente ingombrante che fatica a trovare parole della taglia giusta in cui farsi spazio. La protagonista non ha nome, non ha certezze, non ha porti sicuri in cui approdare con le proprie paure. Ha solo una lista di cose da cambiare, un paio di forbici per tagliare via il superfluo e un diario in cui annotare ciò che non è consigliabile dimenticare. E poi ha tanti tasselli di vita sparsi sul pavimento, in attesa che qualcuno la aiuti a ricomporli nella giusta collocazione, consapevole di dover imparare a conviverci per non correre il rischio di sentirsi di troppo anche quando resta sola con se stessa. Non teme di convivere con il passato, ma ha bisogno di seppellirne i fantasmi. Così sceglie di rovistare proprio in quella vulnerabilità che la spaventa, imparando a immergere le mani in quella ferita originaria perché smetta di fare male. Sceglie soprattutto di liberarsi dalle maschere di felicità maldestramente indossate per rifuggire la propria interiorità, consapevole del fatto che il vuoto che vi alberga attende solo un contenitore che gli dia forma. Scegliere di parlare dell'abuso sessuale infantile è un atto coraggioso, in tempi in cui vanno di moda i sentimenti e le emozioni usa e getta e in cui si prediligono le soluzioni preconfezionate agli inviti alla riflessione. E a Dora Buonfino quel coraggio non è mancato. Con la sua penna delicata ha dato voce al silenzio della protagonista, le ha permesso di aprire il proprio scrigno segreto e di distribuire le sue pagliuzze a chi avrà altrettanto coraggio di prenderle in custodia.

Le mie pagliuzze


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